Interpretare l'attuale scenario e condividere la visione futurista dell'agricoltura regionale, mettendo a fuoco i punti critici e proponendo possibili soluzioni. Questa mattina, martedì 12 febbraio, la Giunta Cia Umbria ha incontrato la stampa locale in occasione della Tavola Rotonda "L'Umbria che vogliamo", nella sede regionale di via Mario Angeloni, a Perugia. All'incontro hanno preso parte il Presidente Matteo Bartolini, il presidente dell'Associazione Pensionati Cia Umbria Vito Taticchi, il responsabile Settore Olivicolo Leonardo Comaschi, la Presidente Giovani Agia Clelia Cini, il responsabile del Settore Biologico Francesco Rosi, il responsabile del Settore Vitivinicolo Nicola Chiucchiurlotto, il Coordinatore regionale Cia Massimo Sisani e il Direttore Cia Umbria Alfonso Motta.
Un tavolo ricco di preziosi spunti, moderato dal giornalista ed esperto del mondo digitale Matteo Grandi, direttore di Piacere Magazine, che ha aperto il 'laboratorio' puntando sul senso di comunità che Cia Umbria ha voluto trasmettere organizzando un incontro con modalità innovative, che puntano ad una progettualità condivisa, ad un anno dall'insediamento della nuova Giunta Cia regionale.
Ad aprire il tavolo, il giornalista Rai Andrea Chioini, che ha parlato di un equilibrio da ricercare tra le scelte di un nuovo profilo di consumatore, sempre più consapevole e indirizzato verso un'alimentazione sana, e la vita quotidiana del contadino con le sue fatiche e il suo impegno costante. "Bisogna alimentare la consapevolezza - ha detto Chioini - che mangiando bene, non solo ci prendiamo cura della nostra salute, ma andiamo a riequilibrare il sistema economico. Dall'altro lato però, bisogna fare i conti con una burocrazia che a volte si trasforma in poca trasparenza", ha sottolineato il giornalista Rai, ponendo l'accento sui fondi del PSR: quasi 800 milioni di euro che arrivano in Umbria e che dovrebbero essere distribuiti in maniera più vigile e chiara.
Silvia Angelici de La Nazione ha puntato i fari sul mercato. "Da consumatrice penso che l'Umbria abbia un valore aggiunto: la capacità di comunicare emozioni, saper creare impatto emotivo agli occhi dei turisti e dei consumatori. Pertanto, credo sia opportuno lavorare soprattutto sul marketing di filiera corta, più che su mercati che poco ci appartengono".
Molto si è detto anche sulla promozione dei prodotti tipici dell'Umbria. Alfredo Doni, caporedattore de Il Corriere dell'Umbria ha riportato l'esperienza editoriale de "L'Umbria che Eccelle", iniziativa molto seguita ed apprezzata sia dagli imprenditori che dai consumatori. Storie di successo di imprenditori, molti dei quali del comparto agricolo, che hanno saputo, grazie anche al ruolo dei giornalisti, raccontare e raccontarsi, comunicando quelle caratteristiche di unicità che si tramutano poi in esperienza emozionale anche agli occhi del lettore.
Di imprenditoria agricola giovanile ha parlato Ivano Porfiri, direttore di Umbria24. "Quanto il ritorno alla terra dei giovani è reale? O è solamente retorica e marketing? Dati recenti ci dicono che gli under 35 in Italia registrano un fatturato molto superiore ad aziende guidate da imprenditori over 40; sono aziende maggiormente diversificate e con una superficie agricola più estesa: è quindi cambiato l'approccio imprenditoriale. Eppure - ha continuato Porfiri - la percentuale dei giovani in agricoltura rimane intorno al 7 per cento, e il dato non cresce". Altro elemento è stato l'apertura di nuovi canali commerciali e distributivi per raggiungere più facilmente il consumatore che ricerca la filiera corta, magari facendo riferimento al digitale, si pensi ai Gas e ai siti di e-commerce". Esempio può essere l'iniziativa lanciata da Cia post terremoto, in collaborazione con JP Morgan e la piattaforma You Foodie di Amazon per la vendita dei prodotti agricoli provenienti dai territori terremotati.
Infine, la parola a Fabio Nucci, giornalista de Il Messaggero, il quale ha parlato di sostenibilità e biodiversità ambientale. "L'agricoltura - ha detto il giornalista - si porta dietro una tematica antropologica: gli agricoltori devono fungere come presidio di certi territori, e invece si assiste oggi ad una distorsione agricola, con distese di pannelli fotovoltaici al posto delle coltivazioni".
Il fil rouge di tutti gli interventi è stato il PSR: strumento fondamentale per una progettualità in linea con l'idea di innovazione che l'Europa ci chiede. Eppure, ancora lontano dagli standard di efficienza che Cia si pone. Ecco perché la tavola Rotonda con la stampa è stata anche l'occasione di lanciare un'iniziativa importante: la Consultazione Pubblica della Pac.

Perugia, 12 febbraio 2019

Cosa si aspettano gli agricoltori dalla Politica Agricola Comunitaria? Per la prima volta, i nostri imprenditori agricoli sono chiamati direttamente a rispondere per dettare le loro linee guida e avanzare proposte concrete. Cia Umbria lancia la Consultazione Pubblica sulla Pac 2021-2027 on line.
Quali sono le priorità su cui intervenire? E con quali strumenti? Quelli in atto sono davvero i più efficaci? Quali proposte mettere in campo per il futuro della Pac, è giusto o no dare maggiore autonomia agli Stati membri? Sono solo alcuni dei quesiti che Cia Umbria ha deciso di porre direttamente ai propri associati, nella prima fase di questa Consultazione Pubblica che prende il via ufficialmente oggi. Diciotto domande che indagano su cosa e quanto realmente ci sarebbe da cambiare sull'utilizzo di questo fondamentale strumento di sostegno al settore primario, a livello europeo e nazionale.

Le fasi della Consultazione pubblica on line:

I primi dati raccolti internamente agli associati Cia Umbria saranno presentati in occasione di AgriUmbria, la Mostra nazionale di agricoltura, zootecnia e alimentazione che si terrà nel centro fieristico di Bastia Umbra dal 29 al 31 marzo prossimo. Da quel momento, il questionario sarà aperto a tutti: imprenditori agricoli delle altre associazioni di categoria, gestori di attività imprenditoriali, dipendenti di aziende pubbliche e private, semplici cittadini. Tutti sono chiamati a dare il proprio contributo.
Al termine della Consultazione on line, Cia Umbria raccoglierà i dati completi e avanzerà le proposte che voi avrete suggerito, agricoltori e cittadini insieme, affinché vengano considerate per la stesura del Piano strategico nazionale (PSR e strumenti collegati). La consultazione on line come strumento di partecipazione condiviso ci permetterà di avere una visione reale dell' umbria che vogliamo, e che porteremo ai tavoli regionali e nazionali affinché gli interessi economici degli agricoltori e della società civile tutta vengano ascoltati e recepiti per raggiungere la costruzione di una PAC POST 2020 veramente partecipata.

Perché far partecipare tutti e non solo gli agricoltori?

Siamo convinti che la Pac non riguardi solo gli agricoltori ma l'intera società civile. Il messaggio che sta arrivando in questi ultimi anni dalle stanze dei bottoni a livello europeo è allarmante e deve farci riflettere: il budget destinato alla Pac - ad oggi la prima voce del bilancio europeo, prima ancora della sanità e del welfare - è destinato a ridursi sempre più. Chiedere a tutti di partecipare al questionario Cia Umbria sul futuro della Pac vuol dire fare un'operazione culturale, far capire il ruolo che l'agricoltura ha nello sviluppo di una società moderna, responsabile verso l'ambiente, e che sappia garantire vera crescita economica a tutti i cittadini dei Paesi membri. Le risorse economiche in campo non servono per tutelare lo status di imprenditore agricolo ma per migliorare la qualità della vita di tutti e lo sviluppo delle aree rurali.

 

Con un risarcimento medio di appena 500 euro a domanda, solo il 70% delle richieste di indennizzo è stata liquidata. Agricoltori esasperati: tra burocrazia e ritardi si arriva a perdere anche 2 anni di lavoro.

Cia Umbria punta nuovamente i riflettori sui danni all'agricoltura causati dalla fauna selvatica, in particolare dai cinghiali. Questa volta facciamo parlare i numeri che ci arrivano dalla Regione e dagli Ambiti Territoriali di Caccia (Atc), confermando una situazione ormai insostenibile per i nostri agricoltori.
In totale, nel 2017 sono arrivate agli Atc 1, 2 e 3 dell'Umbria 1.321 richieste di indennizzo dagli agricoltori, così distribuite: 525 Atc1, 415 Atc e 381 Atc3 (dati forniti dalla Regione Umbria). Di queste, l'Atc 1 sostiene di averle ammesse tutte, mentre per quanto riguarda l'Atc 2 e l'Atc 3, sono state giudicate idonee al risarcimento e quindi liquidabili in base alla vigente normativa regionale L.R. 17/2009 e R.R. 5/2010, rispettivamente 277 (su 415) e 166 domande (su 381). In totale, a conti fatti, sono risultate idonee al risarcimento 968 richieste su 1.321, vale a dire solamente il 73%.
La spesa totale sostenuta in parte dalla Regione e, oltre un certo tetto, dagli stessi Atc secondo le norme regionali, è stata nel 2017 pari a € 671.279,24 , così ripartita: € 330.046,08 per le domande arrivate all'Atc1, € 161.613,18 per l'Atc2 e € 179.619,98 per l'Atc3. Basta fare un semplice calcolo per rendersi conto di quanto ogni agricoltore che ha visto andare in fumo il duro lavoro di un anno in pochi minuti percepisce come risarcimento: in media vengono versati appena € 508 a domanda. Una situazione ridicola e inaccettabile, che sta portando i nostri agricoltori all'esasperazione e, in alcuni casi, perfino alla rinuncia della propria attività (i dati del 2018 sulle richieste di indennizzo sono in calo*), con l'amara considerazione che in molti casi conviene più fermarsi che investire e ritrovarsi dopo tanto lavoro con poche briciole.
Come se questo non bastasse, l'iter burocratico per liquidare le pratiche è così farraginoso che si arriva a perdere perfino due anni di lavoro prima di ottenere il dovuto e ricominciare. Come confermato dall'Atc1, infatti, gli indennizzi del 2017 sono stati totalmente liquidati solamente a settembre 2018. Facendo un esempio concreto: ad ottobre 2016 un agricoltore prepara il suo terreno per le colture, sostenendo i costi per l'acquisto della semente, della manodopera e dell'attrezzatura necessaria. In primavera-estate 2017 i cinghiali invadono il terreno e spazzano via il raccolto; l'agricoltore inoltra subito la richiesta di indennizzo (pagando € 90 solo per inviare la domanda) . Successivamente la pratica viene accolta, dopo il sopralluogo dell'agronomo, e viene mesa in stand-by per la liquidazione che arriverà solamente entro settembre 2018 (come nel caso dell'Atc1 per le domande del 2017). Ecco che sono passati ben 2 anni per l'agricoltore. Due stagioni di mancato guadagno che un risarcimento medio di appena 500 euro non può ammortizzare!
Nel 2018 i prelievi di contenimento per l'Atc1 sono stati 1.250. Troppo pochi rispetto al numero di ungulati in continuo aumento. Come già ribadito più volte, il Presidente Bartolini esprime con forza la necessità di un nuovo approccio nella gestione del contenimento, con un piano di contenimento pluriennale, che superi l'attuale situazione che vede le stesse squadre di cacciatori impegnate durante la normale stagione venatoria e durante gli interventi di contenimento. "Appare evidente – afferma Bartolini - il conflitto di interessi della categoria. Non può più essere la stessa squadra di cacciatori della zona a gestire il contenimento. Dovremmo seguire le orme dell'Emilia Romagna che ha deciso di assumere nuove figure di 'coadiutori abilitati', vale a dire cacciatori, per far fronte all'emergenza danni causati dagli ungulati. Mentre in Toscana, dopo il parere favorevole dell'Ispra, si è deciso di aprire la caccia al cinghiale tutto l'anno in quelle aree non vocate in cui viene posto l'obiettivo di raggiungere e mantenere le popolazioni di cinghiale ad una densità tendente a zero, considerando l'elevata diffusione di coltivazioni agricole sensibili presenti".
Non può più essere una battaglia tra cacciatori e agricoltori, ma un lavoro responsabile di vera crescita economica per tutti.
(*I dati del 2018 non sono ancora completi)

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