Con la pubblicazione del Bando PSR 2014/2020 della Regione Umbria Sotto misura 6.4 - Sostegno a investimenti nella creazione e nello sviluppo di attività extra-agricole Intervento 6.4.1 – Creazione e sviluppo di agriturismi, fattorie didattiche e fattorie sociali, si apre una nuova fase per le aziende agricole che hanno la possibilità di sviluppare la propria attività produttiva, puntando su multifunzionalità e diversificazione. Il bando rappresenta anche uno strumento per adeguarsi ai parametri dettati della Legge Regionale 9 aprile 2015, n. 12 concernente disposizioni in materia di agriturismo e dal Regolamento Regionale 15 gennaio 2019, n. 1 - Disposizioni regolamentari per l'attuazione del Titolo VIII della legge regionale 9 aprile 2015, n. 12

La scadenza del Bando in allegato è fissata per il 01 luglio 2019.

Per maggiori informazioni inviare una mail all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o contattare il numero 075 7971056

La CIA Agricoltori Italiani Umbria ha ospitato nei giorni 11 e 12 aprile il terzo meeting del progetto FARMID http://www.farmid.bc-naklo.si/ dedicato all'inserimento formativo nei settori agricolo ed agroalimentare di persone con disabilità mentale lieve.
La giornata dell'11 è stata dedicata a discutere e verificare i risultati delle interviste sui fabbisogni formativi e sulle esperienze di agricoltura sociale nei Paesi partecipanti, ad esaminare i materiali raccolti, a tracciare le linee di sviluppo dei Moduli formativi ripartiti fra i partner ed a condividere gli strumenti interattivi, quali filmati, quiz, animazioni e giochi, che integreranno i testi del corso.
La giornata del 12 è stata dedicata alla visita sul campo organizzata da CIA Umbria presso la cooperativa sociale La Semente, gestita dall'Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici, ANGSA, che è stata individuata come uno dei casi di studio.
La struttura, ricevuta in comodato d'uso dalla Regione Umbria, ed adattata dall'ANGSA, è stata visitata dai partecipanti al meeting in tutte le sue articolazioni: il centro diurno con i suoi laboratori e sale di attività e relax, in cui vengono ospitate nelle ore diurne dal lunedì al sabato 12 persone con sindrome dello spettro autistico coadiuvate da 8 tutor; le serre ed i campi coltivati con metodo biologico per la formazione, la produzione, l'uso in agriturismo e la vendita; gli animali allevati a scopi terapeutici e produttivi (miele, uova, latte, lana); l'agriturismo con ristorante e sette camere, di recente ristrutturazione ed aperto all'ospitalità dalla primavera scorsa.
Sono anche state illustrate le attività di rete sociale con altri soggetti imprenditoriali ed istituzionali allo scopo di potenziarne le opportunità sinergiche nel territorio.
Grande interesse e soddisfazione per la visita è stata espressa da tutti i partecipanti anche intravedendo opportunità per realizzare una rete di eccellenze dell'agricoltura sociale in Europa.

 

Perugia, 16 aprile 2019

Addio coratella e agnello tartufato? Sempre meno agnello sulle tavole umbre. Uno dei piatti tipici del territorio, servito solitamente la domenica di Pasqua, rischia di scomparire dal menù a causa di una durissima campagna mediatica che punta alla dieta vegetariana. A farne le spese sono soprattutto gli allevatori che dichiarano una situazione insostenibile, con prezzi di vendita tra i 2,30/2,50 euro al chilo (peso vivo), con un calo dei consumi del 75% rispetto alla Pasqua 2014/2015, quando i prezzi arrivavano anche a 5 euro al chilo. "Le richieste si sono ridotte moltissimo negli ultimi 5 anni - dichiara Antonello Marceddu, allevatore di ovini e Presidente CIA Orvieto-Fabro - . Per il mercato italiano, e non solo umbro, il consumo di carne di agnello è quasi finito. La conseguenza per noi allevatori è che siamo costretti a rivolgerci al mercato spagnolo, dove il consumo di agnello è ancora alto, almeno il doppio rispetto al nostro Paese. Vendere agli spagnoli, però, significa prezzi di vendita ancora più bassi, in quanto gravati da spese di trasporto e macellazione. Per cui, a conti fatti, la carne ci viene pagata intorno ai 2 euro al kg, ma almeno riusciamo a venderla".
Affinché un agnello possa essere venduto sul mercato per il consumo di carne deve raggiungere un peso vivo tra i 10 e i 13 kg, il cosiddetto 'agnello leggero'. Occorrono 50 giorni di alimentazione con latte materno ed eventuali aggiunte di latte in polvere. "Con i prezzi attuali di vendita ai mattatoi e ai commercianti, – continua Marceddu - abbiamo una perdita effettiva di circa 10 euro a capo. Siamo sotto il costo di produzione".
Se l'agnello non rappresenta più il piatto tradizionale irrinunciabile per gli umbri neanche il giorno di Pasqua, si può immaginare quale sia la situazione nel resto dell'anno, con prezzi che si fermano a 2 euro al chilo. Un picco si è registrato quest'anno nella sola settimana di Natale e si prospetta un rialzo dei prezzi la prossima settimana, a ridosso della Pasqua, ma con una cifra massima di 3 euro al chilo. In Italia, fa eccezione la Sardegna dove l'agnello ha una certificazione IGP, con una forte richiesta interna, e viene venduto quest'anno a 5 euro al chilo, come dichiarato dal Consorzio. Mentre nel Lazio, dove si alleva l'Abbacchio Romano IGP, i produttori ricevono un sussidio PAC che, però, negli anni è diminuito sempre più.
"Se da una parte è quasi finito il consumo di carne di agnello per le persone, - spiega il Presidente CIA Orvieto-Fabro Antonello Marceddu – dall'altra è riscontrabile un aumento di richieste dall'industria del pet food. I commercianti, infatti, ci dicono che la carne non venduta per il consumo alimentare in famiglia, e che resta per molto tempo nelle celle frigorifere, viene alla fine acquistata dalle ditte che producono mangime per cani e gatti".
E non si tratta solo di un cambiamento epocale nel regime alimentare. La questione tocca anche il settore tessile. "Un altro problema che ha abbassato fortemente il prezzo – dice Marceddu – è dovuto alle pelli: le concerie non ritirano più i pellami perché non ci sono richieste dalle industrie tessili e, quindi, i mattatoi si ritrovano a doverle smaltire come rifiuti speciali, a costi aggiuntivi. Fino a 5 anni fa, quando ancora c'era un discreto commercio di capi in vera pelle, i mattatoi che compravano gli agnelli da noi allevatori, vendevano le pelli alle concerie a 10 euro l'una. Oggi, invece, devono smaltirle sostenendo un costo di almeno 1 euro l'una. I margini di guadagno non ci sono".
Tirando le somme, chi continua ad allevare agnelli lo fa solo per la produzione di latte, ed è dura arrestare la tendenza attuale. "La mia azienda fa parte di un team di imprese agricole - conclude l'allevatore Marceddu - che, attraverso la Misura 16 del PSR, sta cercando di ottenere una certificazione di qualità sulla carne di agnello prodotta in Umbria, lavorando con l'ausilio dell'Università di Perugia e della CIA regionale. Forse questo ci darà maggiori opportunità di rimanere sul mercato, attenuando le attuali perdite economiche".

Perugia, 16 aprile 2019

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