PERUGIA – «Un modello economico che non dà il giusto valore al prodotto, non si preoccupa dello spreco che avviene. Uno spreco di cibo, di risorse economiche, di beni naturali come il suolo e l'acqua, di dignità del lavoro agricolo che getta l'agricoltore in un circolo vizioso di produzione a basso costo». Così in una nota Matteo Bartolini, presidente di Cia Agricoltori italiani dell'Umbria e vice presidente nazionale in occasione della giornata nazionale per la prevenzione contro lo spreco alimentare.


«I cortei dei trattori che in questi giorni percorrono le strade regionali ed europee esprimono il forte disagio che vive il comparto primario all'intero di questo modello di filiera agroalimentare.


Per garantire un futuro per gli agricoltori e, al contempo, soddisfare le esigenze dei consumatori, è necessario non solo promuovere una nuova filosofia di produzione alimentare, ma anche educare i cittadini verso scelte d'acquisto più consapevoli.


Scelte non orientate esclusivamente al prezzo finale, che tengano conto della qualità del prodotto e della sostenibilità del processo produttivo, e che guardino altresì alla tutela dell'ecosistema e della salute umana.


Secondo i dati raccolti dalla campagna SprecoZero, a livello domestico in Italia sprechiamo circa 4,9 euro a nucleo familiare, per un totale di 6,5 miliardi euro complessivi e un costo nazionale di circa 10 miliardi euro.


Scegliere cibo economico, scadente e di veloce deterioramento causa, insieme a un aumento degli alimenti buttati in pattumiera, anche un peggioramento nella propria dieta e nella sicurezza alimentare e provoca un danno al nostro pianeta.


Maggiore consapevolezza da parte del consumatore significa minor spreco alimentare, risparmio nel budget familiare, opportunità per acquisti alimentari locali o da filiera corta e salvaguardia dell'ambiente».


Ufficio stampa Cia Umbria
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Bartolini «Qualità e innovazione. La produzione di malto d'orzo ha consentito la nascita di una vera e propria filiera corta»

PERUGIA - Un'opportunità di incontro e di riflessioni da parte dei protagonisti della birra italiana su un settore che negli ultimi 20 anni ha innescato la rivoluzionaria nascita della birra artigianale made in Italy. Giù il sipario sulla prima edizione degli Stati generali della Birra a Pollenzo, in provincia di Cuneo, voluta da Cia agricoltori italiani insieme a Unionbirrai. A partecipare anche Matteo Bartolini, presidente di Cia Umbria e vice presidente nazionale con delega nel settore birrario.

Bartolini, in apertura dei lavori, sabato 20 gennaio, ha ricordato il modello Umbria che sta facendo «i primi passi grazie alla collaborazione con i mastri birrai e all'utilizzo di malto d'orzo e luppolo made in Italy». Quella umbra è una realtà unica perché vede presenti birrifici artigianali d'altissima qualità e leader dell'innovazione, insieme al modello di filiera del luppolo presente in Italia e ad una produzione regionale di malto d'orzo che ha consentito la nascita di una vera e propria filiera corta. Tanto che in Umbria il luppolo è stato inserito dalla Regione tra le filiere strategiche.

«Un modello di successo – ha aggiunto Bartolini - anche grazie all'attenzione alle politiche offerte dalle istituzioni a supporto dello sviluppo della filiera birraria, perché agli strumenti del Psr dedicati alla coltura del Luppolo e all'Orzo si è aggiunta una Legge regionale dedicata alla Birra artigianale che mette l'Umbria all'avanguardia nella strategia di valorizzazione di questa nuova eccellenza del Made in Italy che è la Birra artigianale di qualità».

E poi qualche numero. «Ad oggi in Italia si produce solo il 40% del malto d'orzo necessario al mercato italiano e solo il 5% del luppolo, per questo le opportunità di crescita ci sono tutte attraverso accordi di filiera». In Italia sono oltre mille i birrifici di eccellenza che hanno fatto crescere il valore condiviso della birra italiana, in Umbria sono una decina gli impianti presenti e disseminati in Alto Tevere, nella zona del Trasimeno e nella Valle Umbra.

«Grazie alla spinta verso le produzioni territoriali di qualità, in cui i birrifici artigianali sono stati pionieri, oggi la produzione dell'orzo distico sta vivendo una nuova stagione di crescita e finalmente anche la filiera del luppolo italiano sta divenendo una solida realtà». E poi ci sono le sfide e i pericoli che il settore deve affrontare.

«Dalla tassazione eccessiva che pesa sulla produzione della birra, alla necessaria innovazione del quadro normativo, che appare datato e incapace di sostenere la crescita di un settore così cambiato, tante sono le sfide decisive per il futuro della filiera birraria.

A partire dalla sfida più grande: quella della sostenibilità economica, sociale, ambientale delle produzioni birrarie e della filiera, in un tempo in cui i mutamenti climatici stanno mettendo a repentaglio lo stesso futuro della birra in tutto il mondo».

 

 

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La prima edizione dell'evento organizzato da Cia Agricoltori italiani e Unionbirrai in Piemonte che raccoglie tutti i protagonisti della filiera 

Tra gli interventi anche Matteo Bartolini, presidente di Cia Umbria e vice presidente nazionale con delega al settore birrario

PERUGIA – Un evento dedicato alla birra che raccoglie tutti i protagonisti della filiera. Umbria compresa. Da qualche anno si sente sempre più spesso parlare di "modello Umbria" nell'ambito della filiera brassicola italiana. Tanto da diventare un vero e proprio riferimento nazionale per quanto riguarda la promozione e la valorizzazione della birra agricola e artigianale.

Un'esperienza importante e in forte crescita che sarà citata durante gli Stati generali della birraorganizzato dai Cia Agricoltori italiani insieme a Unionbirrai in programma per sabato 20 gennaio a Pollenzo, in provincia di Cuneo. A dare il via agli interventi, Matteo Bartolini presidente di Cia Umbria e vice presidente nazionale con delega al settore birrario. Al centro dei lavori, tra gli altri lo sviluppo e il rafforzamento di "filiere agricole" luppolo e orzo distico.

Un evento successivo a quello di qualche giorno fa a Perugia dove il modello Umbria è stato raccontato ampiamente. Quello umbro, infatti è un modello brassicolo giovane che si è sviluppato negli ultimi dieci anni con una spinta maggiore nel 2021 nel 2022, merito anche del centro di ricerca sulla birra dell'Università di Perugia e al suo corso di studi unico che ha formato un mastro birraio su tre in Italia.

L'appuntamento con istituzioni, associazioni e stakeholder del settore è all'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Aula Miroglio - via Amedeo di Savoia 8), in provincia di Cuneo, alle ore 9:30. Dopo i saluti introduttivi a cura di Bartolini, Silvio Barbero (vicepresidente UNISG), Elena Chiorino (assessore a Lavoro, Istruzione e Merito, Formazione, Università della Regione Piemonte), Paolo Bongioanni (consigliere Regione Piemonte e capogruppo FdI) e Chiara Gribaudo (deputata e vicepresidente PD), ci sarà una vera e propria tavola rotonda con i rappresentanti istituzionali e della filiera.

Nel dettaglio, interverranno: Vittorio Ferraris (Unionbirrai), Alfredo Pratolongo (Assobirra), Teo Musso (Consorzio Birra Italiana), Claudio Conterno (Consorzio Birra Origine Piemonte), Stefano Fancelli (Luppolo Made in Italy), Fabio Giangiacomi (Consorzio Italiano Produttori dell'Orzo e della Birra), Katya Carbone (CREA). Parteciperanno anche Monica Ciaburro (segretaria Commissione Agricoltura), Marco Protopapa (assessore Agricoltura Regione Piemonte), Cristiano Fini (presidente nazionale Cia) e Patrizio Giacomo La Pietra (sottosegretario Masaf). A moderare Roberto Fiori, giornalista La Stampa.

 

 

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