Storie di imprenditoria agricola al femminile: la fattoria didattica 'Mielisa' di Montone e la Cantina Saio di Assisi delle sorelle Agnese e Irene Mencarelli

Perugia – L'agricoltura veste il rosa in fatto di educazione ambientale e sostenibilità economica. Due pilastri della moderna visione del settore primario incarnati da imprenditrici umbre che conducono con successo le loro aziende agricole. Sono le storie di Elisa Molinari, (Fattoria didattica Mielisa) e di Agnese e Irene Mencarelli (Cantina Saio, Assisi).
Trasferire 'agricultura' alle nuove generazioni è l'obiettivo di Elisa Molinari, che nella sua fattoria didattica Mielisa, a Montone, svolge laboratori per bambini dai 3 ai 12 anni. Protagoniste le api e il loro ruolo nel preservare la biodiversità della natura. "Ho deciso di aprire questa attività – racconta Elisa - per ritagliarmi uno spazio al femminile nell'azienda agricola di cui sono socia, 46 ettari di seminativo. La mia fattoria didattica si basa sul contatto dei bimbi con i materiali naturali, sul modello montessoriano. Mettiamo in scena la drammatizzazione, travestimenti in cui i piccoli si immedesimano nelle api e negli apicoltori, attraverso giochi di ruolo. Ad esempio, nel gioco del polline, i bimbi, imitando le api, devono raccogliere delle palline di mais colorate che rappresentano il polline, sparse sul campo, seguendo i diversi ruoli: l'ape regina, il fuco, le ape bottinatrici e l'ape che sistema il polline, diviso per colori. Il tutto all'interno di un alveare costruito da me". La fattoria didattica Mielisa, con il suo labirinto di mais e, da quest'anno, tra gli altri animali in fattoria, anche i pony per un primo approccio all'equitazione, è oggi un punto di riferimento per molti agriturismi convenzionati, scolaresche e gruppi di famiglie che organizzano un'intera giornata in fattoria per la gioia dei figli. "L'essere donna è stata la mia marcia in più, siamo molto più empatiche e, per questioni credo biologiche, più sensibili verso i bambini. Sono fiera di essere una donna impegnata in agricoltura, perché di fatto è ancora un mondo maschile, anche se questo significa a volte perdere un po' di femminilità. L'agricoltura ha bisogno di donne".

Di generazione in generazione, al femminile, è anche la storia della Cantina Saio, Assisi. Alla guida due sorelle, Agnese e Irene Mencarelli, mamme di due bambine che amano le passeggiate in vigna e il fascino del miracolo dell'uva, ogni anno. "Siamo partite nel 2005 con appena 6mila bottiglie l'anno, fino ad arrivare oggi a circa 35-40mila. – racconta Agnese - Come donna alla guida di un'azienda vitivinicola sento il difficile equilibrio tra lavoro e famiglia. La gestione di un'azienda agricola comporta un lavoro che non ha limiti di orari o giorni rossi da calendario, non esistono festivi o weekend. A parte questa difficoltà iniziale, le sorelle Mencarelli hanno saputo introdursi nel delicato business del vino, imparando con il tempo a conoscere le leve del marketing e del mercato, regionale e estero (esportano in Belgio e negli Usa), approcciandosi agli importatori, ai ristoratori e agli acquirenti in base a un attento studio sull'orientamento dei consumi, target di riferimento, eventi di promozione creati ad hoc e tutto ciò che caratterizza una gestione che ha come obiettivo la sostenibilità economica. "Il Covid - continua Agnese - ci ha costretto ad una revisione generale su ciò che potevamo migliorare, tirando fuori progetti che erano rimasti nel cassetto. Oggi stiamo lavorando all'apertura dell'agriturismo e alla nuova cantina, oltre che al passaggio dall'integrato al biologico, che avverrà nei prossimi 2 anni".

I DATI DELLE IMPRESE AGRICOLE FEMMINILI IN UMBRIA

L'agricoltura al femminile vive un protagonismo rinnovato, che negli ultimi trent'anni ha fatto registrare un'impennata delle aziende agricole in rosa, fino a coprire oggi un terzo del totale. In Italia, sono oltre 200.000 le imprenditrici agricole, molte under 35, e il 40% della forza lavoro del comparto è rosa. A fine 2020, infatti, sono quasi 7.000 in più le imprese giovani che fanno agricoltura, con un incremento di oltre il 14% rispetto solo a cinque anni fa.
In Umbria, però, si registra una diminuzione delle imprese agricole al femminile tra il 2019 e il 2020. Secondo Unioncamere, il totale delle aziende agricole nel 2019 è di 11.140, di cui guidate da donne 5.473 (quasi il 50%). Il dato sale a 11.180 a fine 2020, di cui però quelle femminili sono meno rispetto all'anno precedente, vale a dire 5.456. Distinguendo le due province di Perugia e Terni, è il capoluogo a perdere più quote rosa nell'ultimo biennio: 4.260 imprese agricole femminili nel 2019, contro 4.243 del 2020. Spariscono, a conti fatti, 17 aziende in un anno nella provincia di Perugia. A Terni, invece, il numero rimane fermo, negli ultimi due anni, a 1.213 aziende agricole condotte da donne.

Per interviste e approfondimenti:
Emanuela De Pinto
Ufficio Stampa Cia Umbria
Tel. 340.9200423
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Un ecomostro che provocherebbe lo stravolgimento dello stato naturalistico, territoriale e produttivo che non possiamo permettere

Orvieto - La CIA-Agricoltori Italiani di Orvieto e dell'Umbria esprime profonda contrarietà al progetto "SAN FAUSTINO FV", che prevede la realizzazione di un mega impianto fotovoltaico disposto su 40 ettari in località San Faustino, comune di Orvieto. Un ecomostro che, per le enormi dimensioni e per la sua ubicazione, sarebbe gravemente incompatibile con l'ambiente circostante e provocherebbe uno stravolgimento dell'attuale stato naturalistico, territoriale e produttivo dell'intera zona.
Verrebbero annullati gli enormi sforzi fatti negli anni passati che hanno portato, nel 2018, al riconoscimento Unesco del Monte Peglia e del territorio limitrofo come Patrimonio dell'Umanità. Cia Orvieto e Cia Umbria sottolineano, infatti, che l'area su cui dovrebbe sorgere il gigantesco impianto fotovoltaico è inserita nella zona riconosciuta a tutti i livelli di pianificazione territoriale, naturalistico e agricolo, tra le Aree Naturali Protette, zone speciali di conservazione della Rete Natura 2000.
Ci chiediamo come sia possibile che ancora nessuna istituzione pubblica sia intervenuta per bloccare questo scempio, e lanciamo un appello, unitamente al 'Comitato Tutela Monte Peglia', al Comune di Orvieto perché fermi al più presto l'avvio dei lavori, prendendo coscienza delle proprie responsabilità.
Ribadiamo che con la realizzazione di un mega impianto fotovoltaico molti terreni produttivi, destinati all'attività agricola e agrituristica, perderebbero la loro attuale destinazione d'uso. La Cia di Orvieto ha aderito a tutte le iniziative messe in campo fino ad oggi per contrastare la realizzazione del mega impianto fotovoltaico e continuerà a sostenere chiunque voglia fermare questo inopportuno progetto.

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In Umbria sempre più magre: importo medio mensile di 625 euro, sotto la media nazionale

Vito Taticchi, Resp. Anp Cia Umbria: "Costretti a lavorare fino a 80 anni. Ricambio generazionale sempre più difficile".


Perugia – Una vita di lavoro con le mani nella terra, sui trattori, sotto il sole o con la neve, senza conoscere vacanze, per arrivare infine a una pensione da fame. L'importo medio delle pensioni agricole oggi in Italia è il più basso fra tutte le categorie di lavoratori. in Umbria ancora peggio, l'assegno mensile per un ex agricoltore è più magro della media nazionale. Cia Umbria accende i riflettori sulle pensioni agricole della nostra regione, analizzando gli ultimi dati dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.


I NUMERI DELLE PENSIONI AGRICOLE IN UMBRIA NEL 2019 e 2020, E IL CONFRONTO CON GLI ALTRI SETTORI


Cominciamo dal confronto tra le pensioni agricole e quelle degli altri settori lavorativi. L'importo medio erogato per una pensione agricola nel 2020 in Italia è stato di 687 euro, contro 1.345 euro per i lavoratori dipendenti, 1.003 per gli artigiani, 1.021 per i commercianti e 1.998 per i dipendenti pubblici. In media, quindi, le pensioni agricole sono circa il 55% più magre degli altri settori. Il quadro si aggrava sul territorio regionale. Negli ultimi due anni, in Umbria, l'importo medio delle pensioni ai coltivatori, secondo le tabelle Inps, si è ridotto in modo costante: nel 2019 era di 634 euro, nel 2020 è sceso fino a 625 euro. Vanno peggio solo i pensionati che ricevono l'assegno sociale a livello nazionale, con un importo medio nello scorso anno di 416 euro.


Altri dati su cui riflettere. Nel 2020 sono state 7.640 le nuove pensioni liquidate ai lavoratori del settore agricolo nel Centro Italia, di cui 851 in Umbria. Un numero più basso, quest'ultimo, rispetto al 2019, che contava 891 pensioni liquidate nella nostra regione. Ad appendere il forcone al chiodo, nel 2020, in Umbria sono state più le donne: 559 nuove pensioni liquidate alle imprenditrici agricole umbre, contro le 292 agli uomini. Meno, però, che nell'anno precedente: 574 alle donne e 317 agli uomini (su un totale per il 2019 di 246.494 pensioni pagate in Umbria).


Altro dato da tenere in considerazione sono le pensioni ai 'superstiti': su 851 pensioni liquidate nel 2020 in Umbria (uomini e donne), ben 479 sono in questa categoria. La pensione ai superstiti è un trattamento pensionistico riconosciuto in caso di decesso del pensionato (pensione di reversibilità) o dell'assicurato (pensione indiretta) in favore dei familiari ancora in vita. Salta all'occhio come in Umbria siano per la maggior parte le donne ad 'ereditare' la pensione (ben 339 rispetto alle 140 liquidate agli uomini), con un'età media di 77 anni, invariata per il biennio 2019-2020. Quindi, non si tratta dei figli che subentrano al genitore, ma di mogli degli ex agricoltori deceduti. Emerge, quindi, chiaramente la difficoltà del ricambio generazionale dell'azienda agricola famigliare, dove i giovani che decidono di prendere in mano le redini dell'impresa dei genitori sono meno di quanto si immagini.


Per Cia Umbria è, inoltre, opportuno ricordare che in caso di pensione reversibile, alla morte del titolare di pensione, il coniuge senza figli a carico percepisce appena il 60% dell'importo, l'80% se ha un solo figlio ancora nello stato di famiglia e il 100% in caso di 2 o più figli a carico.


Infine, aumentano in Umbria le nuove pensioni di vecchiaia liquidate, che passano da 129 nel 2019 a 204 nel 2020 (età media rispettivamente di 68 e 76 anni), mentre si abbassano quelle anticipate, da 176 a 139 (età media 63 anni nel 2019 e 62 nel 2020), e quelle di invalidità, da 59 a 29 (età media da 57 anni nel 2019 a 52 lo scorso anno).


"Nell'ossatura del sistema sociale italiano – sottolinea Vito Taticchi, Responsabile Anp Cia Umbria - le famiglie si supportano oggi più che mai con le pensioni. In agricoltura, accade il contrario! È infatti l'unico settore dove il pensionato, visto il valore scarso della sua pensione, deve essere aiutato dal resto della famiglia. Il risultato è che l'agricoltore è costretto a lavorare fino ai 75-80 anni, con un rischio elevato di incidenti sul campo, perché non ha più la lucidità necessaria. Infine, tutto questo ritarda ancora di più il ricambio generazionale in agricoltura e i piccoli imprenditori sono destinati a sparire. Si rischia lo spopolamento delle campagne e delle zone marginali, che senza pulizia di canali e fossi, sono facili vittime di alluvioni e frane. L'impoverimento del pensionato agricolo si traduce, pertanto, - conclude Taticchi – in un impoverimento generale. Da anni la Cia lancia l' appello al Parlamento per aumentare le pensioni minime, ad oggi stabile a 515 euro, ma anche in quest'ultima Legge di Bilancio è rimasto inascoltato".

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