L’edizione 2013 della Borsa internazionale del Turismo, tenutasi a Milano nell’ultimo weekend, ha visto come protagonista anche l’agricoltura nelle aree protette della nostra regione. La Cia dell’Umbria, infatti, ha presentato nell’occasione il video promozionale “RiConoscere i Parchi in Umbria”, realizzato nell’ambito della misura 313 “Incentivazione di attività turistiche” del Programma Regionale per lo Sviluppo Rurale 2007-2013 e molto apprezzato dai tantissimi che hanno visitato lo stand allestito per la circostanza. Il video, con commento in italiano ed in inglese, mostra attraverso suggestive immagini le bellezze naturalistiche dei Parchi dell’Umbria. In particolare si sofferma sulla valorizzazione delle attività agricole nelle aree protette, sulla tipicità e qualità delle produzioni agroalimentari e sull’eccellenza dell’ospitalità nei numerosi agriturismi e nelle fattorie didattiche. Un’agricoltura multifunzionale, quindi, quella che caratterizza i circa 100mila ettari dell’Umbria coperti, oltre che dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini, da 7 Parchi Regionali – Colfiorito, Lago Trasimeno, Monte Cucco, Monte Peglia e Selva di Meana, Monte Subasio, Nera e Tevere – e da oltre 100 Siti Natura 2000 tra i quali l’Oasi Wwf di Alviano. Un grande patrimonio di eccellenze naturalistiche, paesaggistiche, artistiche ed enogastronomiche che, opportunamente valorizzate, potrebbero costituire un sicuro arricchimento dell’offerta turistica regionale. Proprio per questa finalità la Cia dell’Umbria ha scelto un palcoscenico importante, la Bit di Milano, per promuovere il video, sintesi efficace delle meravigliose peculiarità delle nostre aree protette, visionabile nel sito web riconoscereiparchiinumbria.eu, sulla pagina Facebook “Parchi in Umbria” e su Youtube.
Si è tenuto ieri a Perugia l’atteso incontro degli agricoltori aderenti a Cia e Confagricoltura con i candidati umbri dei diversi schieramenti politici in competizione per l’imminente rinnovo del Parlamento. I presidenti regionali delle due Organizzazioni, Domenico Brugnoni e Fabio Rossi, hanno presentato nell’occasione un articolato documento predisposto da Agrinsieme, il coordinamento nazionale nato il mese scorso tra Cia, Confagricoltura e Cooperative Agroalimentari, contenente una serie di proposte per la prossima legislatura ed opportunamente arricchito con richiami alle peculiarità dell’agricoltura umbra.Essi hanno spiegato ai candidati come l’agroalimentare rappresenti una solida realtà nel nostro Paese, un elemento centrale della sua struttura economica e occupazionale, una garanzia per la tutela del suo territorio e del suo ecosistema, con produzioni di qualità che costituiscono una primaria eccellenza del Made in Italy. Ma non hanno mancato di sottolineare come, per affrontare uno scenario di forti mutamenti e di grandi sfide - sicurezza alimentare, liberalizzazione dei mercati, cambiamenti climatici e sfruttamento delle risorse naturali - le imprese agricole debbano essere dinamiche e capaci di sostenersi economicamente generando un reddito adeguato sia per gli imprenditori che per gli addetti. Al contrario – hanno continuato Brugnoni e Rossi - negli ultimi 10-12 anni la forte perdita di competitività della nostra agricoltura ha ridotto i redditi delle imprese di oltre il 25 per cento anche per una fragilità strutturale - frutto di un’eccessiva frammentazione - e per l’assenza di politiche adeguate e diversificate per tipo di impresa. Pertanto i presidenti di Cia e Confagricoltura dell’Umbria hanno chiesto ai candidati un impegno particolare affinchè, una volta eletti, si facciano carico di elaborare le opportune iniziative parlamentari per venire incontro alle pressanti esigenze dell’agricoltura umbra e nazionale. Subito dopo hanno preso la parola i candidati. Per Eugenio Guarducci, di ‘Fare per fermare il declino’, “noi imprenditori abbiamo fatto gravi errori firmando deleghe in bianco alla classe politica; forse il risultato di martedì ci costringerà a tornare alle urne tra poco”. A giudizio di Beatrice Ricciardi, di “Scelta civica”, il documento presentato si sovrappone bene con il programma dettato dall’agenda Monti, mentre per l’esponente di “Centro democratico” Giuseppe Lomurno 12-13 mesi per erogare finanziamenti sono un’eternità e chi andrà al governo dovrà conoscere bene anche la Pac. Anche per Andrea Lignani Marchesani, di “Fratelli d’Italia” nella nuova Pac dovranno essere evitati i disaccoppiamenti e favorite le politiche di coesione. Maria Rosi, del Pdl, si è detta convinta della necessità di ricominciare a parlare seriamente dell’agricoltura italiana che può vantare eccellenze conosciute in tutto il mondo e Giuliano Granocchia, di Sel, ha sottolineato l’esigenza di puntare in primo luogo sull’efficacia amministrativa. Giuseppe Luzi, dell’Udc, si è soffermato sugli ostacoli frapposti all’imprenditoria giovanile dalla troppa burocrazia e dalle difficoltà di accesso al credito e Carlo Emanuele Trappolino, del Pd, ha sostenuto la necessità di riconoscere i contributi della Pac a favore degli agricoltori attivi e l’importanza della costituzione di Agrinsieme per rafforzare la rappresentanza dei produttori. Secondo Raffaele Nevi, del Pdl, va abolita l’Imu sui terreni e sulle pertinenze agricole, mentre per Maurizio Ronconi, dell’Udc, bisogna ridare forza al settore primario ed istituire un ente regionale per le erogazioni in agricoltura. All’incontro hanno partecipato anche i candidati del Pd Gianpiero Bocci, Valeria Cardinali e Marina Sereni.
“A pochi giorni dalla chiusura della caccia al cinghiale, quando cioè dovrebbe essere certa una consistente riduzione del loro numero per effetto del prelievo venatorio, assistiamo con stupore a continue segnalazioni di danni da parte di imprenditori agricoli umbri che, ormai, hanno raggiunto il limite della sopportazione.”
Ancora una volta è la Cia dell’Umbria a denunciare il disagio e l’esasperazione degli agricoltori, specie di quelli operanti nelle aree dell’Orvietano, in Alto Tevere, in Alto Chiascio e nella zona del Trasimeno. Gli interventi fin qui posti in essere, infatti, si sono rivelati assolutamente inadeguati; la situazione non è più tollerabile e si trascina da troppo tempo nell’indifferenza generale. A nulla sono serviti i prelievi straordinari messi in atto lo scorso anno e quelli previsti nelle scorse settimane, tanto che ormai è fin troppo chiara l’impossibilità di garantire una sensibile riduzione della presenza del suide. Inoltre vi sono ritardi e gravi problemi per il pagamento degli indennizzi agli agricoltori; addirittura quelli operanti nelle aree protette hanno ricevuto dalle Province solo un misero 30 per cento del danno certificato, per giunta riguardante la stima del valore del “frutto pendente” a fronte di un consistente mancato guadagno che sarebbe loro derivato dalla vendita del prodotto trasformato. A questo punto - secondo la Cia dell’Umbria - la Regione deve prendere atto della situazione e prevedere, accanto all’immediato indennizzo per gli agricoltori colpiti -peraltro alle prese con una crisi senza precedenti- sostanziali modifiche nella programmazione venatoria finalizzate, tra l’altro, ad una effettiva diminuzione del numero dei cinghiali, rendendo più capillare il controllo del territorio ed interessando maggiormente le zone demaniali per le quali finora non vi è stata una sufficiente attenzione.”