Le linee guida per la didattica a settembre in accordo con la proposta presentata al Vice ministro Ascani da Cioa Umbria un mese fa  

Sfruttiamo le 'aule verdi' delle Fattorie Didattiche Certificate del territorio

Perugia - Apprendiamo con positività le linee guida della Ministra all'Istruzione Lucia Azzolina sul rientro a scuola a settembre. Le indicazioni ministeriali lasciano ampio spazio alla proposta presentata lo scorso 26 maggio da Cia Umbria al Vice Ministro On. Anna Ascani in video call, in cui suggeriamo di usufruire del sistema certificato delle fattorie didattiche dell'Umbria, a supporto della tradizionale scuola, a partire dal nuovo anno scolastico. Le linee guida annunciate aprono, infatti, alla possibilità di fare didattica in sicurezza, 'adottando anche spazi diversi dagli edifici scolastici e quindi usufruendo, in base alle disposizioni di enti locali e delle varie associazioni, di spazi nuovi dove accogliere i ragazzi'. Non solo, al punto 2 del documento circolato dal Ministero, c'è un richiamo specifico allo sviluppo sostenibile e all'educazione ambientale, in relazione agli obiettivi dell'Agenda 2030 dell'Onu. La didattica, si legge, 'deve prevedere anche la costruzione di ambienti di vita orientati al benessere psico-fisico, alla sicurezza alimentare, alla tutela dei patrimoni materiali e immateriali delle comunità, il rispetto per gli animali'.

"Concetti che si sposano perfettamente con la nostra proposta - spiega il Presidente Cia Umbria Matteo Bartolini - presentata all'On. Ascani circa un mese fa, che ringraziamo per la sensibilità e l'impegno dimostrati. Le Fattorie Didattiche, con le loro aule a norma di legge e i percorsi didattici certificati e autorizzati da enti preposti, sono presenti su tutto il territorio regionale con una rete organizzata di conoscenze e competenze, in luoghi privilegiati che garantiscono ampi spazi all'aria aperta e in aula, circondati da una natura incontaminata. Sono strutture di accoglienza organizzate secondo rigidi standard di qualità per un'utenza trasversale ed eterogenea che possono rappresentare l'alternativa migliore alla scuola tradizionale".

"La soluzione a cui abbiamo pensato - conclude Bartolini - con l'uso di 'aule verdi' viene già utilizzata da molti anni con successo nel Nord Europa. Da un lato, permette la continuità dell'istruzione senza attendere tempi lunghi per adeguare gli edifici scolastici pubblici con nuove aule, e senza spese aggiuntive per la formazione dei docenti e l'acquisto di tecnologie per la didattica a distanza; dall'altro è l'occasione per creare percorsi alternati, ad esempio settimanali, di didattica in classe e all'aria aperta, così da permettere a tutti di vivere le medesime esperienze. La realtà delle Fattorie Didattiche Certificate rappresenta un'importante risorsa per diffondere tra le generazioni i principi dell'"agricultura", acquisendo una 'coscienza agricola' che è parte della nostra storia regionale. Concetto che si lega benissimo anche con il ritorno dell'insegnamento a scuola dell'educazione civica".

Le Linee guida ministeriali lasciano ampi margini di manovra alle Regioni e ai dirigenti scolastici. Ecco perché la proposta di Cia Umbria è stata già condivisa con l'Ufficio Scolastico Regionale dell'Umbria, l'Anci, e gli Assessorati all'Istruzione e all'Agricoltura della Regione Umbria. Un incontro per discutere i dettagli è previsto il 1° luglio.

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Emanuela De Pinto

Ufficio Stampa Cia Umbria

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CINGHIALI, GIUSTA LA SCELTA DEL NUOVO CALENDARIO VENATORIO IN LINEA CON LE REGIONI CONFINANTI

Perugia – Lo stanziamento dei fondi regionali per i danni alle aziende agricole causati dai lupi, basta a coprire solo un terzo delle domande che ogni anno arrivano alla Regione Umbria. L'ammontare stanziato per il 2020 è di appena 70mila euro nonostante, come gli stessi numeri dicono, la cifra che servirebbe per risarcire ogni richiesta dovrebbe essere almeno tre volte tanto. Non solo queste risorse sono inadeguate, ma rimangono invariate da anni, nonostante l'aumento dei lupi e degli attacchi registrati ormai in tutta la Regione, anche in zone di collina. Una cifra irrisoria, inoltre, considerando anche il periodo difficile sotto l'aspetto economico che stanno vivendo tutte le aziende, specie quelle agricole ubicate in aree rurali marginali e, proprio per questo, ad alto rischio di isolamento sociale e finanziario.

Il modus operandi di Cia, però, è quello di lavorare sulla prevenzione, piuttosto che sperare nell'aumento dei fondi. Per questo, appoggiamo pienamente la decisione dell'Assessorato all'Agricoltura guidato da Roberto Morroni di adeguare il calendario venatorio regionale a quello delle regioni confinanti, come le Marche, e aprire la caccia da novembre a gennaio. In questo modo, si evitano gli spostamenti dei cinghiali nei periodi in cui l'abbattimento è consentito in un territorio ma vietato in un altro, e si dà continuità agli interventi dei cacciatori, limitando il numero degli animali e, di conseguenza, dei danni. Il plauso di Cia-Agricoltori Italiani dell'Umbria, quindi, all'assessore Morroni per questa responsabile decisione che, secondo il nostro parere, darà dei risultati concreti già nella stagione 2020/2021. Chiediamo, al contempo, che l'azione di contenimento della specie cinghiale attraverso i prelievi selettivi in ottobre, sia in braccata che singola, venga estesa a tutto il territorio regionale e non, come proposto oggi, solo nelle zone bianche, considerando che non esiste più alcuna differenza tra zone vocate e non vocate per i cinghiali, come abbiamo più volte documentato.

Se è vero che i soldi stanziati per i danni da lupi sono insufficienti, è altrettanto vero che con questo nuovo calendario venatorio, la Regione Umbria potrà risparmiare delle risorse per sanare le questioni ancora non risolte, come quella dei caprioli, per i quali ci arrivano molte segnalazioni di danni alle coltivazioni arboree, con vigneti e uliveti gravemente rovinati dopo il passaggio di questi animali selvatici. Per questo motivo, Cia Umbria resta a disposizione per un confronto con l'Assessorato e le altre organizzazioni di categoria, per trovare al più presto un modo per affrontare in modo serio il problema della fauna selvatica in Umbria.

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Colture devastate zona Lago Trasimeno, Umbertide e Gubbio

Cia Umbria, Bartolini: "Equilibrio saltato. Presto una filiera per la carne di cinghiale in Umbria"

Perugia – Due mesi di stop dell'attività venatoria e degli abbattimenti controllati, causa emergenza Covid. Il risultato è un aumento del numero dei cinghiali, liberi di danneggiare terreni e colture nelle aree rurali, ma anche di passeggiare indisturbati in strade e luoghi urbani, aumentando il rischio di incidenti con l'avvio della Fase 2. Agricoltori già devastati dall'emergenza sanitaria ed economica in corso, costretti a rimanere inermi, per due mesi, davanti agli attacchi di una fauna selvatica fuori da ogni controllo, oggi più che mai. Le segnalazioni dei nostri imprenditori agricoli sono arrivate anche agli Atc (Ambiti Territoriali di Caccia) che per legge sono i primi a dover intervenire in caso di attacco, ma che in questo momento, hanno dovuto incrociare le braccia e aspettare. Adesso, dopo l'allarme alla Regione, finalmente la situazione è stata sbloccata.

Ripartono gli interventi di Atc e diretti

Si può tornare ad intervenire in caso di attacchi di cinghiali e da altri animali selvatici alle coltivazioni agricole. Attraverso una mail certificata all'Atc1, la Regione dopo un incontro tra l'Ass. Roberto Morroni e il Prefetto di Perugia Claudio Sgaraglia ha dato il via libera, definendo i criteri per riprendere "gli interventi urgenti di controllo del cinghiale, in caso di richiesta degli agricoltori", rispettando però tutte le normative igienico-sanitarie vigenti per limitare al massimo il rischio contagio da Coronavirus. L'agricoltore può intervenire anche direttamente, se munito di licenza di caccia, trascorse 4 ore dalla richiesta di intervento all'Atc di competenza.

Le zone più colpite

Nelle ultime settimane Cia Umbria ha ricevuto tantissime segnalazioni, in cui si documentano i danni subiti. Tra le zone maggiormente colpite dai cinghiali c'è il Lago Trasimeno: a Casamaggiore (frazione di Castiglione del Lago), gli ungulati hanno fatto incetta dei germogli nei campi seminati a mais. Altre aziende registrano danni alle coltivazioni di fagiolina, ceci e altri ortaggi, specie nella zona di Tuoro dove l'orzo è ora allettato dopo il passaggio devastante dei cinghiali. Tra Umbertide e Gubbio, inoltre, gli uliveti di alcune aziende sono state danneggiate dal passaggio dei caprioli.

"Equilibrio saltato, presto filiera carne di cinghiale in Umbria"

"Non chiediamo, - afferma Matteo Bartolini, presidente Cia Umbria, - contrariamente a quanto pensano gli animalisti, lo sterminio dei cinghiali ma un giusto equilibrio tra chi da sempre è vissuto in queste aree avendo la possibilità di lavorare e produrre cibo, e gli animali. Oggi questo equilibrio è totalmente saltato e non solo a causa dei cinghiali. Anche i caprioli, che si alimentano dei germogli delle coltivazioni arboree, sono un problema. Auspichiamo che ci venga garantita la possibilità di intervenire e la salvaguardia del nostro lavoro, soprattutto in questa fase di emergenza in cui la produzione di cibo gioca un ruolo fondamentale. Allo stesso tempo, - conclude Bartolini - sollecitiamo la Regione affinché si possa creare presto una filiera della carne di cinghiale da vendere nei ristoranti, agriturismi o nelle macellerie dell'Umbria, evitando di acquistarlo dalle regioni limitrofe o, come accade spesso, dall'estero".

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